Miti e altri aspetti salienti sulla Fitoterapia Tradizionale Tibetana

 
 

I testi di Medicina Tibetana descrivono migliaia di ingredienti, tra cui gemme, metalli, minerali, medicine della terra, erbe, piante, fiori, frutta, alberi, cortecce e molti altri. Le origini e l'identificazione di molte di queste sostanze si ritrovano in storie mistiche, leggende esoteriche, preghiere e opere di farmacognosia classica. Le caratteristiche per la loro identificazione si basano sul colore, la somiglianza nella forma e configurazione, nell’altitudine, nel genere e in particolare nel gusto e nella potenza di ciascun ingrediente. A tale proposito, vorrei condividere delle narrazioni mitiche relative ad alcuni ingredienti medicinali.

  • “L'Essenza del nettare dell'energia vitale del samsara e del nirvana,

    è tenuta nelle Sue mani dalle Sue brillanti dita ingioiellate.

    Cristalline gocce di nettare che fuoriescono dalle nuvole,

    sboccia il fiore della gioia e della felicità”.

Questi si riferiscono alla creazione del mondo, agli dei e ai demoni, al nettare e al veleno e alla causa della malattia. Si tratta di argomenti di grande interesse, che ci avvicinano ancora di più alla comprensione del mondo in cui viviamo la dualità: un mondo in cui vi è sia la salute che la malattia, sia la medicina che la sofferenza. Questo dualismo è dovuto alla “macchina cosmica” karmica che produce tale esistenza fenomenica, che è avvolta naturalmente nel mistero, perché la nostra conoscenza limitata non riesce a cogliere oltre le cause di questa esistenza.

Questi processi cosmici vengono connotati con il termine "mitologia", con le storie degli antichi popoli. Tuttavia, tutto avviene attraverso cause e condizioni, seguendo la legge dell’origine interdipendente (tendrel). Secondo me, i miti non sono da considerarsi del tutto “da non credere” poiché eventi che vanno al di là della comprensione umana accadono di continuo intorno a noi. Le malattie trasportate dall'aria e dall'acqua, ad esempio, sono generalmente invisibili ai nostri occhi e fanno parte di un proprio complesso mondo esistente.

Pertanto, la Medicina Tibetana interpreta questi fenomeni affermando che tali agenti patogeni nascono dal respiro degli spiriti maligni. Sembra strano, ma in realtà tutto ciò corrisponde strettamente al concetto di contagio della moderna medicina scientifica, in cui si insegna che batteri o virus vengano trasmessi attraverso la tosse e lo starnuto. Questo antico fenomeno è stato già colto molto tempo fa nei miti, espresso nei detti popolari e trascritto nei testi di letteratura. Pertanto, la mitologia potrebbe aprire la porta dei segreti legati alle malattie e alle medicine. Con questo intento, ho tradotto in poesie tibetane le origini di alcuni ingredienti aggiungendo anche alcune storie correlate.

  • “Tutte le malattie hanno una propria struttura e proprie caratteristiche.

    Allo stesso modo, anche le medicine contengono potenti antidoti.

    Conoscendo il miracoloso segreto alla base del principio della similarità,

    puoi curare la malattia alla radice".

Come le malattie, anche le erbe, le piante ed altri ingredienti medicinali hanno particolari caratteristiche fisiche di forma, conformazione, colore e luogo in cui crescono. La forza dinamica dietro questa ragione di natura mistica, è in gran parte sconosciuta. Come l'intelligenza stessa legata alla malattia, anche la medicina ha i suoi modi miracolosi di sviluppare soluzioni che possono divenire potenti antidoti. Pertanto, ci sono molte leggende che accompagnano gli studi classici sulla Materia Medica.

“Il nettare che cresce sulle montagne protegge la vita, ma solo se si identificano correttamente le erbe e le piante, attraverso la conoscenza e seguendo gli insegnamenti del maestro”.

Nāgārjuna ha detto

Deumar Géshé Tendzin Püntsok, "Shel-phreng", Pechino: People's Publishing House, 1986, p. 506.

 
 

Dutsi

Dutsi (bdud rtsi), amṛta in Sanscrito, sta per nettare: l'essenza dell'energia vitale del mondo. Chiunque beva questo nettare otterrà lunga vita, dice la letteratura antica. Il nettare è un simbolo che conferisce l'immortalità, e questo è anche ciò che la medicina rappresenta. Fondamentalmente, sulla base di questo principio, la medicina è nettare perché ogni ingrediente contiene in sé una porzione di questa sottile essenza di nettare.

Il mito di Dutsi è una lunga storia che spiega l'origine universale sia della medicina che del veleno. Il termine dutsi si compone di due parole: Du (bdud) si riferisce ai demoni interni ed esterni, che si ritiene siano rispettivamente la fonte di tutti i disturbi mentali e fisici e dei veleni del mondo che danno origine a vari disturbi, Tsi (rtsi) invece sta per antidoto, poiché porta in sé il nome di "nettare" che guarisce le malattie e ripristina la salute, come viene espresso nella raffigurazione del ramo di mirabolano e della ciotola tenute in mano dal Buddha della Medicina. Questa è la fonte di buona salute e felicità nel mondo. Dalla fragranza emanata da questo nettare, spuntano gli ingredienti curativi in tutto il mondo. Dei e demoni sono forze opposte, come nettare e veleno. Asura e demoni diffondono la malattia, mentre il nettare divino funge da antidoto. Il mirabolano e la ciotola di nettare rappresentano i simboli di cura del corpo e della mente, della sconfitta del veleno grazie alla medicina. Questo è ciò che si chiama dutsi, termine che ha un significato sia sociale, che spirituale e medico, ed è anche sinonimo di medicina. In breve, le seguenti strofe sono recitate nei rituali del Buddha della Medicina:

  • “Dutsi in paradiso offre l’immortalità agli dei.

    È come un gioiello nella corona dei naga che dona luce e fortuna.

    Nel regno umano, è la medicina chülen che sconfigge la malattia e prolunga la vita”.

 

C'era una volta, innumerevoli eoni fa, una gigantesca palla d'acqua sospesa in un vasto spazio vuoto e la terra non era ancora nata. Dei e demoni, ma non esseri umani, esistevano in quel momento.

  • "Quando si agitò il potente oceano,

    vapore di nettare si diffuse nel cielo,

    Il vento raccolse le gocce di nettare che caddero nell'oceano.

    Si formò la terra su cui crebbero le medicine,

    ed ogni medicina racchiudeva in sé una porzione di essenza di nettare.

    Incredibile, benedizione di Buddha e potere della natura”.

Du

Gli Dei dei paradisi, i semi-dei e gli asura (demoni), sapevano che esisteva un vaso di nettare nell'oceano, nucleo dell'energia vitale e della quintessenza dell'acqua e del mondo. Essi sognavano l’immortalità, desiderando di non doversi arrendere al signore della morte e per questo motivo decisero di agitare le acque dell'oceano. Un demone di fuoco (du) chiamato Hālahāla il cui corpo era avvolto da fiamme velenose che scintillavano in tutte le direzioni, emerse. Rappresentava l’incarnazione del veleno nato dalla rabbia di tutti gli esseri senzienti, i suoi fumi tossici riempirono il cielo, dissolvendosi e contaminando i cinque elementi del mondo diventando così causa della malattia. Il veleno intossicò gli dei e gli asura; nessuno era in grado di controllare quel “Veleno Incarnato”.

  • "Hālahāla, manifestazione delle fiamme della rabbia,

    i cui fumi tossici rossi e gialli turbinavano attraversando la vastità del cielo,

    si dissolse come tante minuscole goccioline di veleno

    nei corpi di esseri viventi e non, danneggiandone la vita".

Lord Brahma si ricordò che nella sua vita precedente aveva udito di una predizione sul demone che Incarna il Veleno da parte del Buddha Kashyapa, che gli consigliò di pronunciare il mantra "OM AH THA". Recitando il mantra, Hālahāla si dissolse in corpi viventi e non viventi come serpenti, scorpioni, aconitum e mercurio. Molte altre specie tossiche emersero come pure sottili tossine in varie forme, compresi cibo, verdure, insalata, frutta, cereali, acqua e aria. Se consumati dagli esseri, questi causano gradualmente disturbi da indigestione sia di natura grossolana che sottile, che diventano quindi fonte di tutte le principali malattie interne. Pertanto, sin dall'inizio delle nostre vite, il nostro corpo è influenzato da tossine sottili, proprio come siamo influenzati sin dalla nascita dalla mente ignorante. Il demone di fuoco simboleggia la rabbia degli esseri senzienti e le condizioni create dagli asura. Le conseguenze di ciò furono i veleni che divennero la causa delle malattie, esistenti in forme visibili e invisibili negli alimenti e nell'ambiente.

  • "La mente dà vita alle illusioni, e "du" si manifesta da esse.

    I suoi veleni contaminano gli elementi del mondo,

    nascosti in nature visibili e invisibili,

    adultera la potenza di elementi, cibo e ambiente,

    diventando la causa di malattie e dolore”.

Tsi

Il mantra di Lord Brahma dissolse il veleno nei cinque elementi del cielo e dell'oceano e la pace prevalse. Gli dei continuarono ad agitare le acque dell'oceano così la Dea del Tè emerse, successivamente la Dea Chang (Dea del Vino) e molte altre. Infine ottennero un vaso luminoso di nettare adornato da fiori curativi di zafferano (gurgum, crocus sativus). Tutti furono contenti e si recarono in paradiso a bere il nettare e l'aroma del nettare riempì il cielo, l'oceano e gli elementi. Il nettare rappresenta l'incarnazione dell'amore e della compassione, la natura del cuore degli esseri senzienti e la pura essenza del mondo. È la sorgente di tutta l'energia buona e positiva che ripristina e guarisce l'energia elementale del regno celeste e del mondo intero. Dall'aroma e dall'essenza del nettare, i semi delle medicine si diffusero per poter crescere in futuro. Il Gurgum fu particolarmente dotato di energia sacra e purificatrice che rimuove tutte le impurità dell'asura, le tossine e l'energia negativa di mente-corpo. È l'ornamento principale del vaso del nettare, che garantisce guarigione e longevità. Specie simili come il cartamo (Carthamus Tinctorius) e migliaia di altri fiori portano in sé il potere curativo del nettare.

  • "Mediante l'amorevole compassione del Buddha,

    le medicine salvifiche come nettare sono state benedette,

    per guarire le malattie e proteggere dai demoni,

    donando così salute e felicità agli esseri senzienti".

 

Arura - Terminalia chebula

Arura - Terminalia Chebula

Arura - Terminalia Chebula

“In questo modo, la dea Lhamo drokma prese un frutto celeste di mirabolano e lo offrì al Buddha. È medicina suprema simile a nettare, Essi (3) hanno dichiarato la verità con queste parole: possa curare tutte le malattie dei malati, possa vincere tutti i disturbi legati agli umori, possano tutte le medicine diventare come il nettare".

CITAZIONE DI TONGCHEN RAPJOM, RITO DI CONSACRAZIONE DELLE MEDICINE

(3) TUTTI E QUATTRO I CELESTI RE GUARDIANI E LA DEA YIDROKMA, MADRE DI TUTTE LE MEDICINA.

 
 

UN PRODOTTO NATO DELLA GUERRA PER IL NETTARE

Non molto tempo dopo che la felicità fu ottenuta grazie al nettare, gli dei e i demoni iniziarono a litigare, gli dei svilupparono delle menti egocentriche e decisero di condividerlo solo con la propria comunità escludendo gli asura, che iniziarono così una grande battaglia senza fine. Lord Vishnu voleva che solo gli dei avessero il nettare perché se gli asura fossero diventati immortali, la religione, la cultura e le scienze del mondo sarebbero state irrispettose giungendo così alla loro scomparsa. Egli decise di manifestarsi nella forma di Mohini, una bellissima ballerina che si offrì volontaria per servire il nettare; ella lo diede agli dei, mentre agli asura diede acqua, ma Rahula, l'asura, si travestì come un dio e ricevette il nettare. Quanto accadde fu scoperto dal dio del sole e a quel punto Vishnu tagliò la gola a Rahula per mezzo del chakra Sudharshan. Tuttavia, grazie al potere del nettare che aveva già toccato la sua bocca, la testa sopravvisse mentre il suo corpo morì. Rahula divenne nemico del dio sole e si vendicò attraverso le eclissi solari e lunari, e dalla sua gola nettare e sangue si riversarono nell'oceano. Dal nettare crebbero i cinque principali tipi di arura e molti altri ingredienti medicinali nel mondo, pertanto l'arura viene chiamata "il re della medicina" ed è tenuta nella mano destra del Buddha della medicina. Rappresenta simbolicamente una panacea che cura tutte le malattie. Il mirabolano chebulico ha cinque tipi principali e sette, nove e persino undici altre suddivisioni, ha sei gusti, otto potenze e diciassette qualità secondarie. È supportato da altre due importanti medicine, la barura (Terminalia bellirica) e la kyurura (Emblica officinalis), e insieme sono chiamati "i tre frutti" (drébu sum) e costituiscono gli ingredienti principali della farmacia tibetana.

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Bhaiṣajya-guru-vaiḍūrya-prabhā-rāja, Buddha Bédurya, Maestro di Medicina, tiene l'arura nella sua mano destra e nella sua sinistra una ciotola di nettare, per curare gli squilibri sia fisici che mentali.

 

Aglio - Gokpa

Allium sativum

Allium sativum

 

Quando la gola di Rahula fu tagliata per mezzo del chakra di Lord Vishnu, sette gocce del suo sangue caddero nell'oceano. Una delle gocce diede vita all’aglio e ad un numero di altre specie derivanti dalla lussuria e dalla rabbia del sangue di Rahula. Pertanto, l’aglio, essendo un prodotto derivante dai demoni, è naturalmente evitato nella pratica spirituale buddista. La ragione è semplice, esso può aumentare la forza del corpo, la sua virilità e ringiovanirlo, tuttavia aumenta anche l'orgoglio, induce il sonno, attenua la chiarezza della mente e riduce il potere e la consapevolezza spirituale. Ad ogni modo, l'aglio è una spezia importante impiegata nella cucina di tutto il mondo. 

L'aglio è anche usato come protezione dagli attacchi degli spiriti maligni. Ad esempio, gli abitanti delle montagne e dei villaggi asiatici ed europei tengono l'aglio all'ingresso delle loro case per allontanare le influenze negative, i demoni fuggono vedendo il sangue dei loro parenti. Sembra che questa usanza non sia semplice superstizione ma è supportata da una storia reale. 

Nella Medicina Tibetana Sowa Rigpa, invece, l'aglio è considerato un potente medicinale per il ringiovanimento, calma l'eccesso di Vento rLung e ne cura i disturbi, riduce l'ansia e l'ipertensione legati al vento, cura l'insonnia, prolunga la vita, protegge ed espelle i demoni; uccide i parassiti intestinali e i batteri ostili. L'aglio è particolarmente utile come chülen nella medicina geriatrica. Diversi tipi di cipolle hanno qualità e potenze simili.

 

Aconite - Tsenduk

Aconite

Aconite

“Il guerriero che porta il fuoco nella sua bocca (aconite), cresce nelle valli del profondo sud. Potrebbe uccidere un'intera città senza che vi sia un antidoto, o uno o due se la dose è sbagliata".

Citazione di Géshé Tendzin Puntsok Sheltreng tratta dai versi di Gampopa

 
 

"Tsenduk" significa veleno per gli spiriti della roccia o della montagna e gli spiriti guerrieri, poiché essi non tollerano questa pianta. Tsenduk corrisponde alla specie Aconitum che si è formata dal sangue aggressivo e dalla rabbia del demone asura, quindi ha una natura tossica estremamente potente. Nonostante sia il re dei veleni, la sua natura mortale viene tuttavia utilizzata dagli esperti per uccidere l'infiammazione, l'infezione e il dolore e per scacciare gli spiriti.

Questo tipo di aconite cresce nelle profonde valli meridionali del Tibet (lhomön e rong). Vi sono anche un certo numero di specie leggermente tossiche che crescono ovunque, che sono generalmente considerate dannose per la salute. La Materia Medica Tibetana descrive quattro specie principali di cui due hanno una natura tossica mortale. Gli esperti di Farmacologia Tibetana sono in grado di togliere la tossicità o ridurre l'aggressività degli ingredienti, trasformandolo in una medicina di qualità superiori impiegata per uccidere malattie che non possono essere curate con successo da altre medicine.

Sakya Pandita Kunga Gyeltsen afferma nei suoi Detti Eleganti:

  • "Il cibo non digerito diventa veleno,

    mentre persino il veleno mortale, dopo essere stato detossificato,

    diviene eccellente medicina".

Un altro detto è stato insegnato dai miei professori durante gli studi e la formazione in Farmacologia Tibetana, anche se non sono riuscito ad individuare la fonte, in realtà è una sorprendente e grande verità.

  • "Tsenduk è il re dei veleni, ma cura più di quanto uccida.

    La canfora è il re delle medicine, ma uccide più di quanto curi”.

La Farmacologia Tibetana afferma infatti che "il fuoco e l'acqua possono cambiare tutte le potenzialità insite nelle medicine e nei veleni".

 

Zafferano - Khaché gurgum o Sugandha kusuma

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Il fiore divino della fragranza

La letteratura farmacologica tibetana elenca più di 1.000 diverse formule, ma in realtà gli ingredienti principali sono solo due: zafferano e melograno.

  • "Goccioline di nettare disperse nel cielo,

    crescono nel giardino degli insegnamenti del Dharma di Lord Indra.

    Quando i maestri rinascono in questo mondo,

    Gli dei offrono bagni e fiori allo zafferano al Buddha, ogni volta”.

Sugandha kusuma (Tib. Drizang) è lo zafferano di qualità superiore, che viene chiamato khaché gurgum in tibetano. Questo leggendario fiore miracoloso ha una lunga storia che risale alle origini di questo mondo. Questa antica tradizione è mantenuta viva in forma orale attraverso il mito: “Quando gli dei e gli asura agitarono le acque dell’oceano, un vaso di nettare apparve, adornato attorno al collo con uno squisito fiore chiamato sugandha kusuma. Il vaso e i fiori furono portati in paradiso dagli dei e attraverso goccioline di nettare, il fragrante zafferano crebbe nella cupola degli insegnamenti di Lord Indra, a sud-ovest del Monte Sumeru. Nello stesso istante la fragranza del nettare si diffuse nel cielo e le sue goccioline caddero nell'oceano, da cui varie specie simili e zafferano comune spuntarono sulla terra”.

Lo zafferano durante l'Età dell’Oro

Durante l'Età dell'Oro o "Dzokden", le persone erano solite vivere ottantamila anni e in quell’epoca Buddha Krakucchaṃda (Khorwajik) viveva in questo mondo. Egli fu invitato dal re Lakyang nel suo palazzo. A quel tempo gli dei benedirono il suo corpo con acqua di Sugandha Kusuma proveniente dal paradiso, illuminando così il maestoso splendore del Buddha e i segni della sua perfezione.

Lo zafferano durante la seconda o Età dell’Argento

Durante l'età dell'argento, le persone erano invece solite vivere sessantamila anni. Buddha Kanakamuni (Sertup) nacque sulla terra sotto il regno di Re Léten per grande fortuna del popolo. Gli dei offrirono acqua di Sugandha Kusuma per fare il bagno e dissetarsi ed essa illuminò il maestoso splendore del Buddha e dei suoi buoni segni. Così Buddha ne elogiò le proprietà con i "Venticinque versi sulla qualità del fiore di Sugandha Kusuma". I versi divennero la base per la cura delle febbri e furono dati a Brahma che in seguito compose le 1002 formule mediche.

Zafferano durante la terza o Età del Bronzo

Poi arrivò l'Età del Bronzo, durante il regno del re Krikri, nella quale la gente solitamente viveva quarantamila anni. Buddha Kāśyapa (Ösung) venne al mondo e gli dei offrirono nuovamente acqua di zafferano santificata per bagnarsi e dissetarsi. Essa illuminò il maestoso splendore del Buddha che manifestò così sessanta gloriosi suoni trascendentali e lodò le qualità del fiore di zafferano. A quel tempo esisteva un arhat, un essere realizzato chiamato Pémöpel. Grazie alla benedizione del Buddha Kāśyapa, egli si recò in paradiso nella cupola del Dharma di Indra, dove lo zafferano esisteva per grazia degli dei. L'arhat lo portò sulla terra dove fu seminato su una particolare montagna, e successivamente, la dea della medicina Yidrokma piantò i semi delle medicine nel mondo e due medici celesti chiamati Ashwins furono mandati da Buddha e Brahma sulla montagna dello zafferano, da cui riportarono semi da piantare sul monte Riwo Jakang. Da queste montagne, lo zafferano iniziò a crescere sulla Terra.

Lo zafferano durante l'età degenerata di Kaliyuga

 Il principe Siddhārtha nacque dal re Śuddhodana e dalla regina Mahāmāyā. La regina si era incamminata sulla via per andare a trovare i suoi genitori. Si trovava a Lumbini, non lontano dalla capitale Kapilavastu e il tempo della nascita del principe era vicino. Brahma, il signore dell'universo e Indra, il signore dei cieli, discesero con molti dei e offrirono stoffe celestiali e acqua santa di Sugandha Kusuma per fare il bagno al principe.

"Quando Buddha, onorato da tutti gli studiosi dell’universo, nacque, fu lavato con profumi paradisiaci e sapori fragranti supremi qua e là, tutto preparato secondo le loro tradizioni, ed elogiato con parole di gioia scaturite dal loro cuore".

Dal Sutra della rinuncia

"La storia della vita del Buddha Shakyamuni", Dharamsala: Biblioteca delle opere e degli Archivi Tibetani, 2010, p. 28.

 
 

Lo zafferano venne applicato per purificare dagli elementi terreni e dalle energie umane il corpo supremo di Siddhartha, che diverrà il futuro Buddha Shakyamuni. Questo è il motivo per cui alcuni tipi di gurgum vengono utilizzati per purificare, durante i rituali buddisti, le statue, gli stupa e le offerte. Senza l’ausilio di questi fiori, verrebbe a mancare un aspetto cerimoniale centrale. In tempi antichi, il Kashmir era un lago e attorno ad esso non si scorgeva quasi nessuna montagna. Poi Il lago si restrinse gradualmente e così apparvero le montagne. Comparve un grande arhat chiamato Nyima Gungpa intento nella pratica della meditazione; egli era il discepolo principale di Ananda, cugino e fedele aiutante del Buddha (Jamyang Gyeltsen, "L'introduzione del buddismo nel Ladakh", Ricerche recenti sul Ladakh 6, Delhi: Motilal Banarsidass, 1977, p. 117-138). Il re dei nāga si recò in quel posto per ricevere insegnamenti, e un bel giorno, l'arhat disse loro che per poter fare le offerte ai Buddha e curare le malattie, avrebbe avuto bisogno di un pezzo di terra per coltivare il gurgum. I re dei nāga furono felici di offrire la terra che sarebbe stata della grandezza dello scialle del Dharma dell’arhat. Egli quindi salì sulla montagna sotto il sole mattutino e tirò fuori lo scialle, la cui ombra finì per ricoprire quasi tutto il lago. Nyima Gungpa portò semi di zafferano da Riwo Jakang e lo coltivò lì con il supporto del nāgas. Con il potere delle preghiere e dei desideri di questo arhat, lo zafferano crebbe abbondantemente e da lì si diffuse in molti altri posti nel subcontinente indiano. Pertanto, lo zafferano è chiamato khaché gurgum o khaché shakhama, che significa "zafferano del Kashmir".

Un'altra storia narra che Nāropā (XI secolo) portò semi di gurgum da Riwo Jakang e li coltivò nel monastero di Pullahari nel Bihar, in India, da dove poi si diffuse.

Zafferano come fragranze per le offerte

Essendo una specie così leggendaria, il gurgum viene generalmente usato per la purificazione spirituale. Per le offerte ai maestosi stupa, ad esempio, i fiori vengono immersi nell'acqua e offerti al Buddha e ai Bodhisattva in un ampio rituale dove vengono immersi nell’acqua oggetti o quant’altro. Questo può anche essere applicato a terre, case o anche per scopi curativi.

Kathmandu

Kathmandu

"Questo oceano di nuvole di offerte mentalmente create e reali, acqua rinfrescante, fiori vari, incenso profumato, luci, profumi e così via, possano essere offerti a te, campo supremo per la raccolta di meriti”.

Preghiera di Ganden Lha Gyama

 
 

Sostituti dello zafferano

Esiste anche una specie sostitutiva chiamata dum gurgum (Carthamus tinctorius) con potenza simile, così come esiste anche un altro tipo di qualità inferiore chiamato légen, identificato come Calendula messicana (Tagetes erecta) o Calendula officinalis. Vi è anche una variante tibetana chiamata bökyi gurgum (Dracocephalum tanguticum) che può essere utilizzata in alternativa. I cosiddetti "ingredienti per somiglianza" (dramen) curano le malattie in virtù della loro parentela. Un metallo, un albero, un frutto, un fiore o qualsiasi altra cosa può potenzialmente essere l’antidoto per una certa malattia. Gli ingredienti medicinali che presentano caratteristiche simili a disturbi o organi in termini di colore, forma o odore possono essere interpretati come “segni propizi”. Ad esempio, è possibile vedere delle somiglianze tra i fiori secchi di zafferano, il tessuto epatico e il sangue secco, e questa corrispondenza indica che lo zafferano guarisce le malattie del fegato. La natura crea sempre una soluzione per guarire e ripristinare.

Gurgum nella medicina tibetana

Nel Gyüzhi viene detto: "lo zafferano cura tutte le malattie del fegato e chiude i vasi sanguigni aperti". Oltre alla guarigione e alla purificazione spirituale, il gurgum è anche uno dei principali ingredienti utilizzati nella pratica della medicina, cura diciotto malattie epatiche generali e specifiche, guarisce dall'avvelenamento, purifica il sangue, migliora l'anemia, allevia i disturbi della bile e del sangue, nonché le malattie vascolari e circolatorie tra cui l'aterosclerosi e le vene varicose. Inoltre impedisce la fuoriuscita di liquido dai vasi sanguigni che può essere causa di ritenzione idrica ed edema, migliora la vista, cura le malattie renali, la febbre cronica, l'artrite e molte altre malattie. A grandi linee, il gurgum guarisce e rigenera tutte le parti “rosse” del corpo, componenti derivati ​​dall'energia materna. Lo zafferano e il cartamo, singoli o misti, sono utilizzati nella maggior parte delle formule farmaceutiche per aumentare il fuoco digestivo (médrö) in relazione al fegato, alla bile e al metabolismo, e costituiscono anche la base per le formule indicate in caso di febbri croniche e nascoste, così come molti altri tipi.

 

Frutto di melograno - Sendru

Punica Granatum

Punica Granatum

"Il melograno cura tutti i disturbi dello stomaco, aumenta il médrö, cura il flemma e le malattie da raffreddamento”.

Nel Gyüzhi viene detto

 
 

Il melograno è uno degli ingredienti fondamentali utilizzati nella farmacologia Tibetana Sowa Rigpa. È l'ingrediente di base utilizzato per migliorare la funzione metabolica, il fegato e per produrre nuovo sangue. Pertanto, diviene naturalmente l'ingrediente centrale di tutte le formule per la rigenerazione e il ringiovanimento del corpo. Sendru sostiene il metabolismo, le componenti “rosse” del corpo, i tessuti e gli organi, calma il vento, il catarro e i disturbi digestivi che hanno origine da un fuoco digestivo basso. Migliora la forza fisica, la debolezza, il pallore e i disturbi del catarro. Generalmente, il melograno viene utilizzato in combinazione con specie come il pipiling (Piper longum), gakya (Hedychium spicatum) e sali minerali, costituendo l'ingrediente principale di centinaia di formule utilizzate per trattare malattie causate da fegato freddo, bile e catarro. È possibile accorgersi che il frutto del melograno assomiglia allo stomaco. Attraverso la somiglianza di natura e funzione, si comprendono generalmente i segreti della farmacologia. Le malattie sono intelligenti, ma la benedizione del Buddha della Medicina porta sempre la giusta soluzione sotto forma di antidoti che guariscono le malattie e ripristinano la salute del corpo.

 

Medicine minerali - Domen

 

La medicina che utilizza i minerali comprende gemme semi-preziose, pietre, terra e sali. Il paese montuoso del Tibet ospita molti tipi di rocce e fossili che vengono impiegati nella formulazione delle medicine. Generalmente i rimedi con componenti derivanti dalla pietra, vengono utilizzati per trattare le ossa, curare il catarro, così come i disturbi cerebrali e neurologici. Numerosi fossili sono in grado di curare grazie al principio della somiglianza. Alcuni esempi includono phakgo (fossile di testa di maiale), jiugo (testa di uccello), banu (mammella di mucca) e così via. Tutti i minerali possono essere raggruppati in due categorie: quella di energia cosmica divina maschile e quella femminile. Queste energie si sono trasformate in diverse forme e colori della roccia, di cui esistono due essenze: calcite (chongzhi) e pece minerale (drakzhün). Le origini mitiche di questi due, come scritto nei libri di farmacologia, sono state rivelate.

  • "È una luce meravigliosa creata dal karma,

    energia elementale che diviene essenza della pietra.

    grasso e sangue che danno forma alla roccia minerale,

    e che incredibilmente si trasforma in una medicina simile a nettare".

Calcite - Chongzhi

Chonzhi è un altro ingrediente medicinale fondamentale, poiché corrisponde all'energia della luna bianca all’interno del corpo, di natura maschile e derivante dallo sperma del padre. Esistono cinque tipi principali di calcite, oltre ad altre specie. Pur avendo diverse proprietà, l'effetto principale è quello di aumentare il potere dei costituenti “bianchi” del corpo, ovvero le ossa e tutti i tessuti correlati tra cui il midollo osseo, la cartilagine, i legamenti, i tendini, i nervi e il cervello. In generale, la calcite purificata viene utilizzata per il ringiovanimento e soprattutto per migliorare e ripristinare i componenti del corpo che derivano ​​dal contributo paterno. Come brevemente descritto qui di seguito, la sua origine ultima proviene dal seme celeste e pertanto la medicina tibetana lo usa per ripristinare béken, i tessuti bianchi e i loro disturbi.

Alcune citazioni del Dutsi Bundchen, Malaya Kadrell e Sheltering:

  • “All'inizio dell'eone,

    quando il figlio di un dio chiamato Yizhin Norbu

    discese sulla bianca roccia,

    vide le figlie degli dei, dei nāgas e delle otto classi di spiriti,

    la loro grazia, la bellezza e l'aspetto seducente,

    la danza dei loro seni, delle labbra e delle anche.

    Il suo cuore fu toccato,

    Le abbracciò e baciò,

    e immediatamente le emozioni toccarono il suo corpo,

    facendo perdere le essenze bianche e rosse.

    L’essenza bianca cadde sulla roccia,

    riscaldandola e trasformandola nel grasso della pietra stessa.

    Da qui, prende il nome di dutsi chongzhi (nettare di calcite).

    [Essa cura] la causa di malattie croniche, indigestione,

    catarro bruno, bile, tipi di malattie da veleno e raffreddore,

    noduli e kyabap, or, e muchu (anemia ed edemi).

    In breve, guarisce tutte le quattro grandi malattie croniche,

    le otto e sedici malattie minori e altro ancora,

    per questo viene chiamata chongzhi.

    Così dicevano gli antichi rishi”.

Esistono cinque tipi di calcite:

  • 1.     La calcite maschile è come un dente di cavallo ed è impiegata nella preparazione di medicine che servono per curare il sangue, la bile e disordini combinati.

  • 2.     La calcite bianca che ha una natura soffice, si trova vicino alle sorgenti termali e alle cascate; è usata per trattare lesioni alla testa e disturbi di béken.

  • 3.     La calcite femminile (marrone e lucente) si trova in grotte molto grandi ed è meglio usata per il ringiovanimento e per curare tutte le malattie.

  • 4.     La calcite di colore giallastro-sporco si trovata sotto l'ardesia e nelle zone umide; cura i reni e ringiovanisce.

  • 5.     Le calciti multicolore con sfumature biancastre, rossastre, giallastre ed altri colori, hanno una natura morbida e sono come nettare sia per gli uomini che per le donne; sono medicine chülen superiori.

Queste cinque tipologie elencate sono ulteriormente suddivise in 101 tipi diversi di chongzhi. La calcite chülen è ben nota nella Medicina Tradizionale Tibetana Sowa Rigpa, per ciò che concerne il ringiovanimento e anche tra i praticanti spirituali. È particolarmente importante per i meditatori che decidono di non dipendere dalle elemosine della gente nei villaggi o nella città, usando questo materiale leggendario per sostenere il loro corpo. La medicina calcite e il chülen vengono elogiate per la loro capacità di migliorare la qualità dei componenti “bianchi” del corpo .

Chongzhi

Chongzhi

Pece minerale - drakzhün o shilajit

Drakzhün significa "liquido di roccia". Si chiama anche "sangue dei [cinque] elementi" (jungwé trak). Grazie alle sue origini e il suo potere, è diventato un altro ingrediente medicinale fondamentale per curare i disturbi del sangue, fegato, bile e tutti gli altri tessuti “rossi” del corpo. Come descritto nel mito, deriva dall'essenza femminile ed è usata come essenza rossa/solare nella Medicina Tradizionale Tibetana. È un liquido minerale che si scioglie diventando marrone scuro, con un leggero odore dolciastro e si trova sotto forma di goccioline che fuoriescono da spaccature di rocce antiche. A fine primavera, il calore del sole lo estrae dalla roccia, formando un ricco liquido minerale. Il mito continua:

  •  “L'essenza rossa si imbarazzò e fuggì sulla scogliera.

    La roccia si riscaldò e uscì drakzhün".

    “Le antiche rocce vengono riscaldate dal sole nella tarda primavera,

    le essenze dell’oro e gli altri sei minerali metallici,

    si sciolgono e gocciolano come lacca;

    questo viene chiamato drakzhün”.

    Yenlak Gyépa (Ashtāngahridayasaṃhitā)

Esistono cinque tipi di drakzhün, provenienti da montagne di metalli quali oro, argento, rame, ferro e piombo. Hanno tutti un sapore amaro, profumo dolce e generalmente sono di color marrone scuro o caffè. Sono ricchi di minerali e hanno un potere raffreddante.

  •  1. Se la roccia contiene minerale d'oro, si chiama "drakzhün d'oro".

  • 2. Se la roccia contiene minerale d'argento, si chiama "drakzhün d'argento".

  • 3. Se la roccia contiene minerale di rame, si chiama "drakzhün rame".

  • 4. Se la roccia contiene minerale di ferro, si chiama "drakzhün di ferro ".

  • 5. Se la roccia contiene minerale di piombo, si chiama "drakzhün di piombo".

Drakzhün o Shilajit

Drakzhün o Shilajit

Il “drakzhün d'oro” è di qualità superiore mentre il “drakzhün di piombo” ha qualità inferiori. Tuttavia, ognuno ha le proprie qualità benefiche indicate nella cura di malattie specifiche. Il potere e le proprietà di esse generalmente riflettono la qualità naturale dei minerali. Ogni pece minerale cura le infiammazioni nuove e croniche di reni e fegato, lievi disturbi della pelle e in particolare le infiammazioni croniche dello stomaco e del sangue. Complessivamente curano i costituenti corporei “rossi” provenienti dall'energia o dal sangue della madre come fegato, bile, sangue e muscoli, nonché malattie quali anemia, infiammazione cronica, febbri croniche e reumatismi. Drakzhün è anche usato come chülen poiché deriva dall'energia femminile cosmica, che è una fonte suprema di guarigione per il corpo.

Menrampa Arya Pasang Yonten

Traduzione Italiana a cura di Chiara Tansini

 

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